Raikkonen e Grosjean hanno qualcosa da dire sulle limitazioni agli sponsor in F1

La conferenza stampa piloti del Gran Premio di Formula 1 n°1000, che si è tenuta questa mattina presso il Circuito di Shangai (Cina), è stata l’occasione per toccare il tema delle sponsorizzazioni in F1, molto discusso negli ultimi anni a proposito delle sempre maggiori limitazioni effettuate nei confronti delle multinazionali del tabacco.

A questo proposito, lo scorso weekend di gara – in Bahrain – la Mclaren ha introdotto per la prima volta nella storia in Formula 1 un brand di sigarette elettroniche come sponsor in bella evidenza sulla livrea papaya (nonché sugli specchietti) della monoposto inglese.

Il marchio in questione è di proprietà della British American Tobacco, la multinazionale con cui la scuderia di Woking aveva già stretto un accordo prima del via della stagione 2019 di Formula 1 per promuovere il progetto “A Better Tomorrow“. Sulla stessa falsariga di ciò che ha fatto la Ferrari con il progetto Mission Winnow

Durante la conferenza di oggi, è stato chiesto a Romain e Kimi il loro punto di vista in qualità di “padri di famiglia” sull’introduzione della pubblicità di un noto brand di sigarette elettroniche su una monoposto di F1, e se questo fosse un bell’esempio per i loro figli. Nelle loro risposte, i piloti hanno esteso il ragionamento dal caso specifico della Mclaren in Bahrain al tema più ampio delle sponsorizzazioni in F1.

Il pilota dell’Alfa Romeo è stato molto deciso ed è andato dritto al punto, sottolineando che le sponsorizzazioni secondo lui non fungono automaticamente da condizionamento mentale per le proprie scelte. Anzi, non è stato così per lui e non sarà così per suo figlio.

Non vedo il legame tra il fatto che mio figlio veda delle pubblicità (non importa che siano sigarette elettriche o meno) e un possibile condizionamento nelle sue scelte. Almeno questa è la mia convinzione.

Le sponsorizzazioni non hanno mai condizionato me quando ero un bambino.

Le regole sono regole, quello che si può fare o meno non dipende da me, ma io sicuramente non ho nessun problema al riguardo.

Molto interessante anche il pensiero di Grosjean, chiamato per primo in causa. Anche se dalla sua prima reazione alla domanda sembrava volentieri avoler lasciare la patata bollente a Kimi. Ecco le parole del pilota francese della Haas:

Ehm… perché non l’avete chiesto a Kimi? … Se guardate su Netflix che tipo di contenuto trovate lì? Io sono uno dei primi ad andare contro il fumo ed il fatto che ci siano sigarette elettroniche per certi versi è meno negativo e quindi se vogliono sponsorizzare la F1, perché no?

Per tanto tempo sono stato sponsorizzato dalla Total che è una azienda storica per la F1, molto conosciuta in Francia e in tutto il mondo, che magari non è esattamente legata alla protezione dell’ambiente che però sta facendo molto su quell’argomento, anche nella produzione delle benzine.

Non ne so molto di sigarette, ma se le sigarette elettroniche sono meglio per l’ambiente e anche per la questione dell’odore, perché no? E se aiutano il nostro sport meglio così.

Tesi sottoscritta anche da Sergio Perez, e ulteriormente ampliata dallo stesso Romain Grosjean, sottolineando che non ha mai fumato in vita sua nonostante aver visto numerosissime gare di F1 fin da quando gli sponsor dei big team erano quasi esclusivamente grandi aziende di tabacco:

Io e Kimi guardavamo la F1 quando c’erano un sacco di sponsorizzazioni di sigarette. La Williams, la Jordan, la Ferrari, la Mclaren… Ma io non ho mai fumato in vita mia. Ho guardato tante gare con questi marchi sulle macchine, quindi non penso [come dice Kimi] che possa esistere un legame [a questo proposito].

Che sia velato o meno, il pensiero dei due piloti potrebbe sembrare un po’ nostalgico verso quella vecchia F1 in cui si dibatteva meno della moralità degli sponsor e ci si concentrava su altri aspetti sportivi. E voi cosa ne pensate? Siete d’accordo su questo argomento con Kimi e Romain? Parliamone nei commenti.


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One Comment

  1. Anonimo

    Deve solo cambiare un po’ la fortuna, perché le Mercedes vincono anche quando sono inferiori