Rossi 40 – Tu chiamale se vuoi, Emozioni

46 – È difficile raccontare una storia così bella e ricca di avvenimenti storici e, scusandoci del termine, diremmo epici. Chiunque, in questi ventitré lunghi anni, ha visto almeno una volta le gesta di quel ragazzo un po’ matto in sella alla sua moto. Con quel numero “46” in bella mostra e i suoi caschi colorati e livree multicolori per celebrare la cosa più bella che c’è quando si è giovani: la spensieratezza. Chi di noi, almeno una volta, non ha provato felicità e stupore davanti alle gesta del centauro di Tavullia? I trentenni di oggi, che sono cresciuti con le sue gesta davanti alla tv di casa o dalle tribune delle piste sparse in tutto il globo. Quel giallo fluo e quel “46” che lo ritrovi dalla lontana Australia fino ai prati di “Poggio Secco” sulle colline toscane.

L’affetto e la partecipazione dei tifosi è qualcosa che non si può descrivere. Vivere un GP d’Italia di MotoGP al Mugello è una delle esperienze più belle che uno sportivo possa fare. Più che una fede è una vera e propria religione; un tifo genuino e sincero da parte dei milioni di fan del “Dottore” da ogni angolo d’Italia e del mondo.

I PRIMI MONDIALI – Quanti record e quante battaglie ci ha fatto vivere il pesarese in queste tre lunghe decadi. Dalle prime vittorie nelle classi minori ai mondiali con l’Aprilia, quando ancora era solo un ragazzino con i brufoli, con quell’arroganza giustificata dal talento che possiede un adolescente consapevole del proprio talento e delle sue capacità fuori dal comune. Il ragazzo dei travestimenti sul podio e dei siparietti con i propri fan alla conquista di ogni vittoria; il neo campione del mondo classe 125cc che si porta un “Uno” gigante sulle spalle. Quando vinse il motomondiale in classe 250cc sempre con l’Aprilia e si portò dietro il suo “angelo custode” che lo aveva vegliato in quell’annata e quella cilindrata di moto, mal digerita dal 46, ma che gli aveva permesso di strappare il mondiale con le unghie e con i denti. Congedandosi dal secolo scorso con un altro titolo mondiale e la consapevolezza che la Classe Regina, la “500” poi MotoGP, sarebbe diventata il suo palcoscenico preferito per molti anni avvenire.

VORD CIENPION 1997 – Campione del mondo della classe “ottavo di litro” con 11 vittorie su 15 gare in calendario. Il primo titolo mondiale  dell’allora diciassettenne di Tavullia.

Addio! Anni Novanta. – Dopo una stagione in classe di mezzo molto combattuta, l’italiano in sella alla sua Aprilia RSV 250, diventa campione del mondo per la seconda volta in carriera. Per il “46” è tempo di diventare “grandi” e passare alla ‘Classe 500’ e alla Honda HRC per la stagione 2000. 

LA CONSACRAZIONE – Arrivato il nuovo Millennio, il pesarese fa il salto nell’allora classe Regina del Motomondiale: la tanto amata ‘Classe 500’ dove già al primo anno, in sella alla sua Honda NSR, si classificò incredibilmente secondo in classifica mondiale facendo intendere ai suoi avversari che, dall’anno dopo, non ce n’è sarebbe stato più per nessuno per gli anni avvenire. Arrivano i mondiali, l’ultimo alloro in assoluto della vecchia ‘500’ e i primi della neonata MotoGP, sempre in HRC.

L’ultimo Re – Nel 2001, al suo secondo anno e ultimo della Classe 500, l’italiano in sella alla storica Honda NSR 500 Nastro Azzurro, riesce a vincere il primo alloro iridato nella Top Class del Motomondiale. Scrivendo per l’ultima volta il suo nome in questa categoria che debuttò nel 1949.

Ma poi qualcosa con i giapponesi della Honda si ruppe, facendo trasferire il pilota di Tavullia alla Casa motociclistica che lo renderà immortale: la Yamaha. Sembrava che dovesse soffrire in sella a quella nuova moto e dentro quell’azienda che non vinceva un titolo mondiale da anni. Ma lui no! E lo dimostrò subito. Da quella storica prima gara vinta a Welkom (GP del Sud Africa) in sella alla sua nuova M1, collezionerà altri 5 titoli mondiali in MotoGP, che lo renderanno definitivamente uno dei motociclisti italiani e mondiali più vincenti della storia del Motomondiale.

Quello fra il 46 e la Yamaha è un rapporto quasi mistico e, agli occhi dei fan, commovente. Come quando si inginocchiò a Welkom (foto in alto) nel 2004 alla sua prima gara e vittoria con la moto giapponese. Cosa ripetuta a Valencia nel 2010 (foto in basso), prima di congedarsi dalla sua amata M1, salvo poi tornare clamorosamente nel 2013 dopo due anni, ahinoi, non proprio memorabili, alla Ducati. Con il ritorno alla Yamaha il pesarese cerca ancora oggi l’ultimo mondiale, il decimo. Ma se non ci riuscisse, niente sminuirà il suo talento e la sua leggenda. Noi del Clan ti auguriamo ancora il meglio nei prossimi anni, anche se, purtroppo, neanche l’eterno ragazzo’ potrà battere l’avversario di tutti noi: il tempo.

Nel frattempo, se non lo avevate ancora capito, volevamo augurare buon compleanno al personaggio sportivo italiano più famoso degli ultimi vent’anni nel giorno del suo quarantesimo ‘Gran Premio della Vita.’ AUGURI VALENTINO ROSSI!